di Marco Di Antonio
Quando si sbaglia domanda, è inevitabile che le risposte siano tutte insoddisfacenti. Che cos’è l’educazione? Un sistema per rendere le persone adatte al nuovo mondo, pare suggerire il signor Schmidt. Di fronte a questa posizione ci troviamo in condizione di dare una risposta molto più chiara e più forte di quella offerta dal signor Franceschini: anche le camere a gas furono progettate come un “sistema per rendere le persone ‘adatte’ al nuovo mondo” (alcune scomparendo, altre servendo, altre ancora comandando), e non abbiamo alcun dubbio che si trattasse di un “sistema” educativo caratterizzato da un’efficacia enorme e da un’efficienza elevatissima. Questi sono i valori del “sistema”, appunto: della burocrazia, della tecnocrazia, di tutte le “crazie”, del potere, insomma. Niente a che vedere con i valori dell’essere umani, dell’essere, cioè, abitatori di un mondo che ci è stato regalato per farne buon uso. Perché dovremmo diventare tutti capaci di fluide relazioni digitali? Per essere più adatti a perseguire quale obiettivo “personale” della nostra esistenza? Se l’educazione di un essere umano è la sua introduzione alla totalità della realtà, lo scopo non può essere quello di “renderlo adatto” (=renderlo funzionale allo svolgimento di una attività) ad una parziale idea del mondo, ma deve essere quello di renderlo libero di riconoscere pienamente il suo essere nel mondo: allora bisognerebbe interrogarsi, prima di concepire “sistemi” educativi, sulla destinazione della nostra esistenza. Il carro messo davanti ai buoi non porta in nessun luogo. Ma i “sistemi” che ricorrono alle categorie della tecnica (l’efficienza declinata a piacere) conducono all’abolizione dell’uomo.
Di seguito il pezzo di ieri di Andrea Stoppa che sto commentando e qui l’originale.
Ma l’Italia forma giovani pronti per il nuovo mondo?
di Andrea Stoppa per Huffingtonpost.it
A Roma c’è stato un incontro molto interessante: da un lato il ministro della cultura e del turismo Dario Franceschini, dall’altra il presidente di Google Eric Schmidt.
Il turismo e la tecnologia dovrebbe andare insieme qualcuno direbbe, ed in effetti è così in molti paesi. Pensiamo per esempio ai paesi del Golfo o a Dubai, dove il petrolio è finito ed ora si investe tutto in turismo e tecnologia.
L’Italia è il Paese con più siti riconosciuti patrimoni dell’umanità UNESCO. Inutile dire quanto poco siano valorizzati e molto spesso “vandalizzati”.
Ma per una volta lasciamo perdere tutto questo, perché è successo qualcosa che non avveniva da tempo: un confronto aperto tra due mondi, il primo quello istituzionale rappresentato da Franceschini, che fin dall’inizio del suo incarico ha mostrato molto interesse verso il digitale, il secondo quello di Eric Schmidt, l’uomo di Google, influente politicamente ed economicamente. Schmidt ha avuto un passato in Italia e in varie occasioni ha già ricordato il suo entusiasmo e piacere verso il nostro Paese.
L’incontro è stato molto positivo fin dall’inizio, molte intese sopratutto sul fatto che l’Italia è un paese con grandi potenziali, ma che ha anche perso molti treni. Infine poi la divergenza, la più grande come riporta l’ANSA:
Tra il presidente di Google e il ministro c’è poi stato un botta e risposta sul modello di istruzione italiano. “Ai giovani italiani manca una formazione digitale”, ha detto il primo. “Ogni Paese ha la sua peculiarità, noi magari abbiamo giovani più competenti in storia medievale”, ha ribattuto il secondo. “Il sistema educativo italiano non forma persone adatte al nuovo mondo” ha aggiunto Schmidt, che ha auspicato un “cambiamento nel sistema di istruzione italiano” e ha portato l’esempio del suo Paese, gli Usa, dove “in tutte le scuole si insegna informatica”. Franceschini, pur ammettendo il ritardo italiano nel settore digitale, ha messo in guardia dal rischio della globalizzazione delle competenze: “in ogni Paese ci sono vocazioni, magari un ragazzo italiano sa meno di informatica ma più di storia medievale e nel mondo questo può essere apprezzato. Un ragazzo italiano ad esempio potrà andare negli Usa a insegnare storia medievale e uno americano potrà venire qui a insegnare informatica”.
Quanto è vero: il sistema educativo non forma persone adatte al nuovo mondo. Questa volta non è Briatore a dire ai ragazzi di andare a fare i camerieri, ma è il presidente di una delle aziende più importanti al mondo a dire, senza troppi giri di parole, o l’Italia cambia o l’Italia sparirà. Già i report del World Economic Forum ci vedono nei prossimi anni scendere nella classifica delle economie più importanti, ma questi report potranno essere ancora peggiori se non ci sarà una vera riforma dell’istruzione. Ironia della sorte i due fondatori di Google hanno studiato da ragazzi ad una scuola che applicava un sistema tutto italiano, il sistema Montessori.
La risposta del Ministro, una persona che reputo molto preparata e sono sicuro farà grandi cose, è la solita risposta del genitore medio italiano: diventa medico! diventa avvocato!. Ma quanti potranno diventare professori? E quanti invece rimarranno con una laurea in mano e poi il nulla?
Dice ancora mr.Google che il nostro modello di istruzione è vecchio. Vero, si è fermato a molti anni fa.
Leggendo un po’ di libri e con testimonianze dirette ho scoperto che le migliori aziende di questo paese come Alitalia (quando ancora era italiana), avevano delle scuole di formazione. La mattina si studiava teoria, il pomeriggio si lavorava direttamente sugli aerei. Stesso metodo, ma diversi impieghi nella ENI di Enrico Mattei e nelle carrozzerie di Bertone. I risultati sono ad oggi ancora visibili in tutto il mondo e anche altri esempi possono dare l’idea che in Italia si è persa la strada.
Oggi ci vengono a raccontare con un po’ di spocchia che in Estonia ed altri paesi in forte sviluppo fanno proprio questo: teoria ed applicazione fin da piccolini, proprio quello che l’Italia faceva all’inizio. Cosa è successo dopo? Di chi è la colpa? Difficile rispondere.
L’unica certezza per ora è quella che ha detto Schmidt, l’Italia potrà avere anche tutte le opere del mondo e tutta la ricchezza culturale di questo pianeta, ma la generazione che sta arrivando (la mia?) è già nata sconfitta. La cultura, il turismo e l’istruzione, motori di questo Paese, sono fermi, rotti. Il Paese è in mano ad una generazione adulta, “gerontocrazia” come dice Sandro Catani, che non riesce a lasciare il posto ai giovani sia per “attaccamento” al potere, sia perchè effettivamente quella che sta arrivando è una generazione incapace. Si può invertire la rotta, ma servirebbe una vera rivoluzione fatta di cambiamenti strutturali al sistema Paese.
Il cambiamento consiste nel mandare a casa molte industrie, burocrati, “tecnici”, professori, politici e società che per anni hanno paralizzato il Paese per i loro fini personali e ripensare dei modelli sostenibili che abbiano come scopo quello di costruire la nuova classe operaia specializzata e la nuova classe manageriale, individuando fin da ora quelli che saranno i lavori del futuro. Sarà mai possibile?
Se qualcuno riesce a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel me la indichi, grazie.
Fonte: Huffingtonpost.it